Comiche Finali

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Attualmente, in Italia contiamo 7.904 comuni, il 70% dei quali con meno di 5.000 abitanti.

La maggior parte di essi, dispone di un servizio di raccolta dei rifiuti e di un depuratore delle acque.

Ponza no.

Per quanto riguarda i rifiuti, “non può essere imputato all’Amministrazione alcun ritardo nell’espletamento delle procedure di gara per l’affidamento del servizio, attesa la complessità della procedura attivata e valutata anche in relazione alla logistica dell’isola e alla propria deficitaria dotazione organica”.

Questa la recente dichiarazione del primo cittadino ponzese, a fronte di una delibera di riapprovazione del progetto, del capitolato speciale dell’appalto e dello schema degli atti di gara, assunta nel lontano settembre 2023: hanno avuto bisogno di 15 mesi, dall’insediamento della giunta, per produrla, e altri 15 non sono bastati per portarla a termine.

Non è chiaro in cosa consista la complessità della procedura, né cosa abbia di particolare la logistica ponzese. 

Invece, la deficitaria dotazione organica balza agli occhi: tra chi era assente “per cause di forza maggiore”, chi non ci capisce niente e chi si è guardato bene dall’esservi implicato, per intanto i rifiuti, di rinnovo in rinnovo, continuano ad essere gestiti dalla Diodoro Ecologia. 

In attesa che la Prefettura intervenga a mettere ordine, anche in questa storia.

Poi c’è la grande pagliacciata del depuratore.

E’ un’emergenza da sempre e riescono sempre a fare la figura degli incompetenti.

I lavori dovevano cominciare in ottobre, per essere certi di essere pronti in primavera: ma si sono accorti di aver sbagliato progetto, la soletta in cemento va modificata.

AcquaLatina , dopo aver approvato la variante di progetto, dovrà approvare anche la variazione di bilancio ( la nuova soluzione è più cara): se tutto va bene, si potrebbe essere operativi in gennaio, ma si va incontro al maltempo.

Si accettano scommesse sulla conclusione lavori, ma il rischio di un’altra estate nel tanfo non è ancora scongiurato.

Ciò che animerà la primavera ponzese, tuttavia, sarà l’applicazione della direttiva Bolkenstein.

Anche dopo le recenti decisioni che il TAR ha assunto nei confronti di pontilisti “storici” ponzesi, oramai è chiaro a tutti che non c’è scampo e che le concessioni in essere saranno illegittime, a partire dal 2025: dovranno essere predisposte e gestite le gare.  

Umberto Scarogni sarà il nuovo “deus ex machina” di Ponza? 

Non ci crede nessuno.

L’inconsistenza dell’amministrazione e la “mala politica” daranno il peggio di sé, nel prossimo periodo: intanto, tutti contro tutti, ognuno in difesa del proprio lembo di sopravvivenza economica, faticosamente acquisito nei decenni e cancellato con un tratto di penna.

Non c’è un progetto serio di intervento sull’area portuale, sul quale basare delle ipotesi o delle previsioni: in compenso, c’è l’evidenza che questa giunta è incapace di occuparsene, pur trovandosi nelle migliori condizioni politiche e congiunturali per farlo.

Sono riusciti a perdere dei fondi già stanziati, con un governo amico e la massa di denaro del PNRR, che non si riesce a spendere.

Cosa fare, in queste condizioni?

Si può solo provare ad immaginare scenari diversi, sperando che se ne creino i presupposti.

Ad esempio: Feola e Ambrosino, dopo aver eliminato l’ipotesi di intervento su Chiaia di Luna, predisposto dalla Giunta Ferraiuolo, raccontarono in giro l’idea  – e poi la presentarono al convegno dei giovani industriali del 2023 – di affidare ad un “rinomato studio legale” lo studio dell’ipotesi di privatizzazione dell’area, a fronte della sua messa in sicurezza.

Per fare una cosa utile, invece, si potrebbe affidare, a persone esperte, lo studio di una struttura giuridica che raggruppi i protagonisti delle attività nell’area portuale, che si possano presentare, così, uniti per la tutela dei propri interessi, nei confronti dell’ente pubblico.

Magari non solo pontilisti, ma anche gli altri attori commerciali presenti, con pesi diversi nell’assunzione delle decisioni, che possano comporre i propri interessi all’interno di un “consorzio di area”.

Poi il “consorzio” si potrebbe presentare, come soggetto unitario, ad un bando per la gestione dell’intera area portuale: niente più trattative singole e private, alla mercé del prepotente di turno, ma un soggetto che  prima risolve i contenziosi al proprio interno, e poi fa fronte unico rispetto alla questione.

Il comune dovrebbe sostenere ed accompagnare un percorso del genere, se qualcuno avesse idea di cosa sia l’interesse comune: ma non fatevi illusioni.

Resta il fatto che  i due temi che, nel medio periodo, possono impattare sul futuro dell’isola sono l’energia e i rifiuti.

Oggi sono una fonte infinita di grattacapi, ma già da tempo – decenni –  e ancor più nel  prossimo periodo, è su di essi che si concentreranno le opportunità di sviluppo e di finanziamento: per gli enti pubblici, al 100% dell’investimento e dei progetti di ricerca e sviluppo.

Per quanto riguarda l’energia, su Ponza assistiamo alle miserie di un soggetto privato, che percepisce ingenti finanziamenti pubblici, a fronte di inquinamento e irregolarità amministrative: tra non molto, ne vedremo delle belle.

Per quanto riguarda i rifiuti, la questione sembra un pozzo senza fondo di costi, che non servono a rendere l’isola appena presentabile nel periodo di massima affluenza; quanto alla gestione delle gare, siamo alle comiche.

Forse è ora di immaginare, anche qui, scenari diversi: uscendo dall’ossessione delle privatizzazioni a tutti i costi e pensando alla possibilità che un’altra amministrazione possa gestire, in modo efficiente, con una struttura interna, i temi dell’energia e dell’ambiente sull’isola di Ponza.

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