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L’immagine rappresenta l’Isola di Utopia, descritta da Thomas More nel 1516:

è il progetto di una nazione ideale, definita dalla filosofia, la politica, il comunitarismo, l’economia, l’etica e, più specificatamente, l’etica medica.

L’opera di More è divisa in due libri: nel primo, spicca la critica all’Inghilterra del XV° secolo e, in particolare, alla pena di morte per furto.

Il secondo, invece, contiene un’accurata descrizione dell’isola immaginaria, che ha la forma della luna crescente.

Laura Canali cartografa, artista e geopoeta, autrice della mappe del mensile di geopolitica Limes, vi si è ispirata:

“Per questo lavoro ho preso spunto dall’opera di Thomas More, Utopìa, del 1516. Il disegno corrisponde alla descrizione che lui stesso ne fa. La bellezza della descrizione, che si trova nel secondo libro, è quella di uno Stato ottimale dove, il filo conduttore, è la natura buona dell’umanità. In Utopia si respira fiducia nella ragione umana, c’è aria di libertà e solidarietà.”

L’Isola che non c’è è stata presentata nel 2016 per la mostra “Utopia delle utopie” a Matera e noi l’abbiamo incontrata per caso: stavamo cercando dalle parti di Corto Maltese e di Escondida, ma ci siamo persi.

Abbiamo avuto fortuna.

Siamo davvero grati a Laura Canali che ce ne ha concesso l’utilizzo.

Ponza, come Utopia, ricorda la forma della Luna.

Il corso di Ponza è dedicato a Carlo Pisacane, anche lui alla ricerca di utopie, per l’epoca, di libertà e democrazia: non gli andò bene.

Thomas More, invece, aveva rifiutato di riconoscere Enrico VIII come capo della Chiesa d’Inghilterra e per questo fu decapitato.

Le utopie costano care, ma noi non siamo né utopisti, né degli “oppositori politici”.

Pensiamo, invece, che i diritti, in democrazia, rappresentino ciò che sono gli organi per gli esseri viventi: se vengono usati, si specializzano e funzionano sempre meglio.

Altrimenti, si atrofizzano e scompaiono, nel corso del tempo.

A Ponza, c’è bisogno di ricominciare a usarli.

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