Il dissalatore a Cala dell’Acqua, il futuro del Comprensorio 13 e il ruolo dei Ponzesi

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Con comprensibile soddisfazione da parte degli operatori turistici che vi si sono insediati,

il cantiere di Cala dell’Acqua è stato rimosso, a causa delle difficoltà riscontrate in fase di realizzazione della conduttura a mare.

L’amministrazione comunale, come al solito, non si preoccupa di informare i cittadini.

Cala dell’Acqua è l’esempio della stratificazione, nei decenni, degli effetti dell’arroganza dei governanti che si sono succeduti, dal 1935 ad oggi, delle angherie nei confronti degli abitanti delle Forna, degli imbrogli, coperti dalle amministrazioni, da parte  dei soliti noti e infine del disinteresse, o incapacità, dei Ponzesi di opporsi a soluzioni sgradite.

Da ultimo, arriva il disprezzo che spesso la gente esprime nei confronti dell’ambiente in cui vive: Cala dell’Acqua è anche una discarica di rifiuti edili e di varia natura, mentre i suoi fondali sono un deposito di materiali e resti, per fortuna non inquinanti, delle ex strutture minerarie, accumulatisi sul fondo, negli anni.

Sono andato a recuperare, su Ponzaraconta del 16 febbraio 2011, un brano di Ernesto Prudente, che non conosco :

Il terreno della Samip, 30-40 ettari, è stato acquistato dal Comune con l’aiuto della Regione.Tutti sostengono che quel terreno deve essere riconvertito in attività turistiche ma nessuno si muove. Tutti hanno paura di fare il primo passo. Ognuno ha paura dell’altro.

La sua riconversione, se ben guidata, farà fare a Ponza un salto di qualità.

.E’ una operazione che dev’essere condotta alla luce del sole.

Gli atti, tutti e di qualsiasi natura, devono essere nitidi e trasparenti per non creare ancora dubbi e perplessità nella popolazione.

Il Comune deve svolgere funzione notarile.

Un concorso di idee, anche a carattere internazionale, oltre che propagandare Ponza (penso che non ne abbia proprio più bisogno) suggerirebbe una vasta gamma di opinioni e proposte fra cui scegliere la destinazione di quel terreno che tante lacrime ha fatto versare a tanta gente di Le Forna.”

Nel 2013, la SEP fu la prima a cercare di appropriarsi del sito di Cala dell’Acqua, ma non ci riuscì, a causa del parere negativo dell’AVCP ( Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici), l’attuale ANAC: aveva appena sversato 100.000 lt di gasolio a Giancos e quella volta S.Silverio ha davvero protetto Le Forna. 

Ma il sindaco di allora non la prese bene e organizzò comunque due colpi di mano, a favore della SEP e di AcquaLatina : entrambi decisamente sgraditi dai Fornesi. 

I locali di proprietà comunale, facenti parte dell’ex-sito minerario, furono concessi per una stazione elettrica di emergenza, che avrebbe dovuto cessare l’attività una volta entrata in funzione la nuova centrale di Monte Pagliaro: non è mai avvenuto.

E poi il dissalatore, autentico insulto all’intelligenza, per come è stato reso necessario e come è stato messo lì, dal peggior sindaco della storia recente dell’isola.

I Fornesi hanno sempre ritenuto di dover essere risarciti per le vicende minerarie, ma soprattutto non hanno mai accettato di dover essere il “retrobottega industriale” dell’isola: peraltro, la stessa Regione aveva destinato tutto il Comprensorio 13 ad “area di recupero urbanistico e ambientale”, come vedremo dopo. 

Ma nessuno ha mai preso l’iniziativa: e questo è il punto.

Sullo sfondo, varie ipotesi di sviluppo immobiliare, latenti, negli anni, con il Comune e la SEP che, all’occasione, si sono appropriati, senza titolo, di terreni di proprietà privata.

Anche questa è una faccenda che, proprio nelle scorse settimane, ha assunto risvolti penali per gli amministratori pubblici ponzesi: la storiella della cabina elettrica acquisita al patrimonio comunale sarebbe una barzelletta, se non fosse un’autentica truffa.

Oggi un dissalatore, almeno provvisorio, è necessario, ma non è obbligatorio farlo lì.

Il porto di Cala dell’Acqua è una faccenda che il comune ha voluto mandare davanti al Consiglio di Stato, per cercare di bloccare un imprenditore che non si è voluto mettere d’accordo con Giuseppe Feola.

E tutto il Comprensorio 13 è terra di conquista e di razzia: uno dei probabili veri obiettivi di privatizzazione,  da parte di questa giunta, altro che semaforo o Archivio di stato.

Tutto questo è possibile perché, al contrario di quello che auspicava Prudente, non è

una operazione condotta alla luce del sole e gli atti, tutti e di qualsiasi natura, sono tutt’altro che nitidi e trasparenti e  creano dubbi e perplessità nella popolazione.

E quindi?

E quindi manca un’idea di sviluppo dell’isola, manca un progetto ma, soprattutto, manca il coinvolgimento dei Ponzesi.

Non possiamo prevedere cosa succederà nei prossimi mesi, ma l’unica cosa da non fare è stare a guardare.

E’ un momento importante: non sappiamo quanto durerà questa giunta, l’assessore alla portualità e al demanio ha dato le dimissioni, per evitare l’interdizione dai pubblici uffici o addirittura l’arresto, i capi servizio di riferimento sono dimissionari…..

Se ci sono dei progetti “coperti”, come assai probabile, hanno subito una battuta d’arresto: ma non saranno archiviati per questo.

Ad oggi, AcquaLatina Spa ha titolo per realizzare un impianto provvisorio e bisognerà vedere, al momento opportuno, come questo possa convivere con l’ipotesi, considerata da tutti, tranne Feola e Ambrosino, di realizzare il nuovo porto.

I Ponzesi, prima o poi, dovranno prendere in considerazione il fatto che destinare uno dei luoghi più interessanti dell’isola, dal punto di vista paesaggistico  – quindi economico, in senso moderno – a discarica e/o sito industriale di servizio, è una colossale fesseria. 

Esiste sempre il modo di imporre delle scelte ”per motivi di urgenza e pubblica utilità”, da parte dei furbacchioni di turno: ma esistono anche gli strumenti per coinvolgere i cittadini nelle scelte che li riguardano e farle rispettare.

Questo è il momento di ricominciare a discutere del Comprensorio 13: ricordando che è dal 1983, poco dopo l’acquisizione dell’area da parte del Comune, grazie all’intervento della Regione, che è stato disposto,  con la DGR 2251 del 3/05, che :

“ il Comprensorio n°13 venga escluso e stralciato dall’approvazione del PRG”

“ In conseguenza di ciò, il comprensorio in questione assuma la destinazione di zona destinata al recupero urbanistico e ambientale 

“ l’approvazione delle norme concernenti il comprensorio medesimo viene demandata al successivo atto di questa Giunta Regionale, che dovrà essere emanato sulla base di un progetto di sistemazione planuvolumetrico, di iniziativa comunale o privata, riferito all’intero comprensorio, e completato di specifiche norme di attuazione che prevedano le opere di ripristino ambientale e la loro temporalità, nonché, ovviamente le singole destinazioni zona e le prescrizioni necessarie per l’attuazione”.

E’ esattamente quello che chiedono i Fornesi, da anni: e da anni, le amministrazioni invece lasciano tutto com’è, per avere mano libera. I Ponzesi del1975 avevano il senso del proprio interesse collettivo.

Per il Comitato Samip 2012, è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche.

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