Spartium Junceum

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La prima volta che siamo tornati a Ponza – dopo quarant’anni dal primo scalo sull’isola, nel 1983 – è stato nel maggio del 2021 e la prima cosa che ci ha colpito è stato il profumo delle ginestre: la seconda , è che non vi fosse un’offerta diffusa di miele di ginestra, che è ottimo.

Quello stesso anno, il marchio Fendi presentò un progetto di grande qualità concettuale, oltre che materica, “Hand in Hand”, per celebrare la Baguette, uno dei suoi prodotti più iconici.

Prevedeva di sviluppare venti serie esclusive di pezzi, attraverso la collaborazione con venti artigiani selezionati a livello internazionale: una di esse era realizzata in tessuto di ginestra, prodotto in Calabria, grazie all’intervento di Pasquale Filippelli, probabilmente il maggior esperto che abbiamo in Italia sul tema.

Filippelli svolge attività di consulenza ed è in grado di intervenire in ogni fase della coltivazione e della trasformazione del prodotto.

(https://www.pasqualefilippelli.it/lavorazione-ginestra/)

La ginestra si coltiva molto facilmente, la propagazione avviene per seme e ha un fabbisogno idrico molto contenuto: si sviluppa facilmente in clima arido e terreni “poveri”.

Ha molti impieghi: erboristeria e cosmesi fra gli altri.

La fibra di ginestra era comunemente prodotta, in Italia, fino al secondo conflitto mondiale: sicuramente, in giro per il mediterraneo, è possibile ricostruire filiere di produzione/trasformazione.

Proprio il Mediterraneo, le sue coste e le sue isole, coincide con il suo areale di distribuzione e, contemporaneamente, con l’area di applicazione del programma europeo Interreg Next Med, che nel 2021 era al suo esordio e il cui primo bando (“call for proposals”, per 103 mln di € ), purtroppo, è scaduto lo scorso maggio: se ne attende a breve un secondo, per un investimento di altri 80 mln di €, circa.

Ponza ha l’opportunità di affrontare e risolvere più problemi contemporaneamente:

–  rimettere in sesto almeno 200 ha di “parracine” , affrontando in modo serio e lungimirante il tema della salvaguardia idrogeologica dell’isola: le ginestre vengono comunemente impiegate per consolidare i terreni, grazie al loro apparato radicale molto profondo.

–  smaltire 600 tonnellate /anno di rifiuti compostabili, utilizzabili come fertilizzante;

–  sviluppare attività invernali e offerta tipica locale, ad oggi inesistente;

–  attivare collaborazioni con altri territori e isole in ambito mediterraneo.

E’ perfettamente ragionevole immaginare che si costituisca un soggetto capace di affrontare il tema della ricerca&sviluppo di nuovi prodotti mediterranei, che la sua direzione approfitti delle variegate competenze del “made in Italy” e che venga localizzato su Ponza, dove alcune competenze sono già presenti.

Oltretutto, Ponza costituirebbe, facilmente, una vetrina sul mercato romano e internazionale e provate , per un momento, a immaginare le parracine ponzesi ristrutturate e fiorite di ginestra: diventerebbero un evento turistico di assoluto rilievo.

Analogamente, i programmi di formazione che ne scaturirebbero costituirebbero un’opportunità importante per chi, sull’isola, volesse partecipare e, contemporaneamente, il presupposto per collaborazioni funzionali con la costa laziale, cui Ponza fa riferimento.

E’ un’ipotesi di lavoro, ma occorre attivare un “Living Lab” con la Regione Lazio, con Lazio Innova, in particolare.

Però presuppone un’amministrazione comunale in grado di capirla, e questo, al momento, mi pare un problema insormontabile.

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