La cronaca giudiziaria di questi giorni ci racconta come i reati ambientali e gli abusi edilizi, in una delle isole più belle del Mediterraneo, siano diventati, a Ponza, il “modus vivendi” contemporaneo, sostenuto dalla connivenza tra privati e amministratori pubblici, e infine coperto dalla politica: quasi che dovremmo chiamarla “I’isola della SEP”, invece che Ponza.
E invece bisogna reagire.
In primo luogo parlandone: da qui l’idea di un sito che affronti la quotidianità economica e amministrativa ponzese, senza i filtri che i ponzesi per primi si impongono, per quieto vivere ed evitare guai o dispetti.
E poi raccontando di altre idee e altri progetti, immaginati o addirittura già realizzati altrove: insomma, di altre possibilità, rispetto a quanto viene proposto.
Un esempio per tutti: perché puntare a privatizzare Chiaia Di Luna, invece di spendere i 700.000 € già stanziati per mettere in sicurezza il tunnel romano e poi dare in gestione, a imprese locali, la realizzazione e gestione di piattaforme galleggianti, appena fuori della battigia, a distanza di sicurezza dalla falesia, lasciandola intatta nella sua bellezza?
Le risposte possibili sarebbero comunque poco lusinghiere, per l’attuale amministrazione.
Perché “progetto Ponza 2034”?
Dieci anni passano veloci e sono l’orizzonte temporale minimo, per progettare e realizzare dei cambiamenti significativi nella realtà di un territorio: ma per arrivarci, occorre avere una buona idea e cominciare a lavorare l’indomani stesso.
“Non v’ha bona pratica senza theoria” , scriveva il grande Leonardo, ma nel caso di Ponza la “theoria” dev’essere necessariamente condivisa: per questo, il sito nasce con l’intento dichiarato di diventare un luogo di confronto e approfondimento sui temi dell’economia locale, della difesa dell’ambiente e delle ipotesi di sviluppo dell’isola.
Da oltre tre anni stiamo studiando Ponza, che abbiamo conosciuto nel 2020, quando ci fu proposto di rilevare le quote della società che dovrebbe realizzare il nuovo porto di Cala dell’Acqua: non ne parleremo su questo sito, perché, al momento opportuno, verrà pubblicato quello, già progettato, di Marina di Cala dell’Acqua srl.
Con gli amici che adesso abbiamo sull’isola, spesso si discute della sua bellezza e delle opportunità che potrebbe offrire e le confrontiamo con ciò che conosciamo – abbastanza- di molte altre isole del Mediterraneo.
Abbiamo trovato, nel bel libro sulle Isole Ponziane di Gin Racheli, pubblicato nel 1987 da Mursia, un’immagine del Campo Inglese e di Cala Feola e l’abbiamo messa a confronto con un’immagine satellitare dello scorso marzo.
IMMAGINE 1987 IMMAGINE GOOGLE 2024
Ho sempre pensato che l’errore peggiore che si possa fare è subire l’evolversi degli eventi, stare a guardare senza intervenire, riservarsi un ruolo di spettatori di ciò che accade.
Il sito è aperto al contributo di tutti, il suo perimetro “ideologico” è la Costituzione, il suo scopo principale è la partecipazione di tutti, e dei ponzesi in primo luogo, ai progetti per il futuro dell’isola.
Il sito non ha alcun obiettivo politico, né alcuna connotazione di appartenenza: che non vuol dire che non abbiamo una posizione politica rispetto a ciò che accade, ma solo che non determina le scelte editoriali o di confronto che si presenteranno.
Non saranno pubblicati commenti anonimi, offensivi o volgari e , comunque, la redazione si riserva di controllare preliminarmente ogni contributo.
Non so quanti ponzesi, oggi, siano contenti di come è cambiata l’isola negli ultimi quarant’anni ed è evidente a tutti che è un modello economico che sta mostrando dei limiti: ma non si può tornare indietro e nemmeno si deve, credo.
Forse, ciò che meglio rappresenta Ponza oggi, sono i grappoli di uva nera, maturi e saporitissimi, che ho scovato, nascosti dietro al garde rail, lungo la strada per Le Forna, sopra Cala Feola: tra le erbacce e i rifiuti, le piante di fico, di olivo e di uva resistono, segni antichi di fatica e sapienza, che non abbiamo ancora perduto.
C’è molto lavoro da fare.
